Il mandamento mafioso di Lucca Sicula, chiesti 14 anni di carcere per il boss Derelitto 

Redazione

| Pubblicato il venerdì 17 Gennaio 2025

Il mandamento mafioso di Lucca Sicula, chiesti 14 anni di carcere per il boss Derelitto 

di Redazione
Pubblicato il Gen 17, 2025

La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna nei confronti dei tre imputati, a processo col rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta sulle cosche mafiose del mandamento di Lucca Sicula e Ribera. I sostituti procuratori Claudio Camilleri e Giorgia Righi hanno proposto 14 anni di reclusione per Giovanni Derelitto, 74 anni, di Burgio, ritenuto il capo della locale famiglia; 10 anni e 8 mesi di reclusione è la pena proposta per Alberto Provenzano, 59 anni, ritenuto il braccio destro del bosso e uomo d’onore della famiglia mafiosa di Burgio; due anni di reclusione è la condanna richiesta per Giacomo Bacino, 60 anni, di Burgio. Il processo è in corso davanti il gup del tribunale di Palermo, Ivana Vassallo. Il giudice ha aggiornato l’udienza al prossimo 30 gennaio e al 4 febbraio quando a prendere la parola saranno gli avvocati della difesa.

LE ACCUSE

Al capomafia Giovanni Derelitto (difeso dall’avvocato Vincenzo Castellano), ritenuto il boss di Burgio, viene contestato il reato di associazione mafiosa con il ruolo di promotore e organizzatore. Derelitto è un personaggio di peso nel panorama criminale agrigentino il cui nome – addirittura – compare già a partire dal 1984 con l’operazione “Santa Barbara” per poi riapparire nei blitz “Scacco Matto” e “Eden 5 – Triokolà”. Anche ad Alberto Provenzano (difeso dall’avvocato Vincenzo Giambruno), ritenuto il braccio destro di Derelitto, è contestato il reato di associazione mafiosa ma con il ruolo di partecipe. Provenzano ha una storia mafiosa di rilievo. Venne catturato nei primi anni del 2000 nell’ambito dell’operazione “Cupola”, la retata antimafia che permise alla Squadra mobile di Agrigento di interrompere un summit mafioso con oltre una dozzina di boss riuniti attorno ad un tavolo per ratificare l’elezione a capo della mafia provinciale di Maurizio Di Gati. A Giacomo Bacino (difeso dall’avvocato Nicasio Genova) viene contestato il reato di favoreggiamento aggravato per aver consentito ai membri del clan di eludere le investigazioni e favorito lo svolgimento di incontri e riunioni.

ALTRI SEI IMPUTATI AL RITO ORDINARIO 

Altre sei persone siedono sul banco degli imputati nel processo che segue il rito ordinario e che si aprirà il prossimo 3 marzo davanti i giudici della terza sezione penale del tribunale di Palermo. Si tratta di Salvatore Imbornone, 64 anni, di Lucca Sicula, considerato il capo dell’intero mandamento; Francesco Caramazza, 51 anni, di Favara; Antonino Perricone, 53 anni, di Villafranca Sicula; Giuseppe Maurello, 54 anni, di Lucca Sicula; Nicolò Riggio, 58 anni di Burgio; Gabriele Mirabella, 38 anni, consigliere comunale di Lucca Sicula. A Imbornone (difeso dagli avvocati Giovanni Vaccaro e Vincenzo Castellano) viene contestato il ruolo di promotore dell’associazione mafiosa in qualità di capomandamento. L’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso viene mossa anche Francesco Caramazza (difeso dall’avvocato Salvatore Virgone), in qualità di membro della cosca di Favara; Nicolò Riggio (difeso dagli avvocati Giovanni Morgante e Domenico Cicchirillo), del clan di Burgio; Antonino Perricone (difeso dagli avvocati Giovanni Vaccaro e Luca Cianferoni), ritenuto membro della famiglia di Villafranca Sicula e Giuseppe Maurello (difeso dall’avvocato Giovanni Vaccaro), considerato un affiliato del clan di Lucca Sicula. Al consigliere comunale Gabriele Mirabella, il cui patteggiamento è stato rigettato, viene contestato il reato di favoreggiamento aggravato. 

L’OPERAZIONE E I LEGAMI CON LA POLITICA 

L’operazione, eseguita dai carabinieri lo scorso anno, fece luce sul riassetto del mandamento di Lucca Sicula guidato dal boss Salvatore Imbornone e sulle famiglie mafiose di Burgio e Villafranca Sicula. L’inchiesta svelò non soltanto le dinamiche interne alle cosche ma anche i tentativi di infiltrazione nelle amministrazioni locali e il tentativo di inquinamento delle elezioni a Villafranca. Il sindaco del paese, il farmacista Gaetano Bruccoleri, venne raggiunto per questo da avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso. L’indagine, sviluppatasi tra l’aprile 2021 e luglio 2023, nasce in seguito all’omicidio di Vincenzo Corvo, 52enne ucciso a fucilate nell’aprile 2020 a Lucca Sicula. L’attività investigativa, pur non individuando al momento gli autori del delitto, ha permesso di  evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali.

di Redazione
Pubblicato il Gen 17, 2025


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