Una mitragliatrice, una penna pistola e addirittura una bomba a mano. Nuovi sviluppi nell’inchiesta sulla mafia di Villaseta che negli scorsi giorni aveva portato al fermo di 30 indagati. I carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno scoperto, in un blitz scattato nella giornata di oggi, l’arsenale del clan di Villaseta guidato dal boss Pietro Capraro. I militari dell’Arma, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia e dei Nuclei Cinofili di Palermo – Villagrazia e Nicolosi, hanno fatto irruzione in un casolare in contrada Fondacazzo di proprietà di un netturbino 48enne.
All’interno di un bidone di plastica sono state rinvenute le armi, alcune anche da guerra. Cosi è scattato l’arresto in flagranza di Alessandro Mandracchia, operatore ecologico. L’uomo emergeva già dalle carte dell’inchiesta per essere stato fermato nel novembre scorso, in compagnia di Guido Vasile, mentre trasportavano 120 mila euro in contanti in una busta di plastica. L’indagato, difeso dall’avvocato Teresa Alba Raguccia, ha già dichiarato di non conoscere la provenienza di quelle armi.
In una seconda perquisizione, i carabinieri hanno poi rinvenuto 80 mila euro in contanti nell’abitazione di un 72enne agrigentino: si tratta di Luigi Prinzivalli, zio del boss Pietro Capraro, ex venditore di frutta e verdura. Anche lui è difeso dall’avvocato Alba Raguccia e ha dichiarato che quel denaro è frutto dei risparmi di una vita. Nelle prossime ore il legale chiederà sia il dissequestro dei soldi. L’anziano è stato denunciato a piede libero per l’ipotesi di riciclaggio. Le indagini, coordinate in un primo momento dalla procura di Agrigento, passeranno adesso alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che già sta conducendo il fascicolo sulle famiglie mafiose di Villaseta e Porto Empedocle.