Blitz antimafia in provincia di Agrigento. I carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno eseguito 7 misure cautelari colpendo il mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera. Quattro indagati sono finiti in carcere, due ai domiciliari mentre un altro è stato sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il provvedimento è stato firmato dal gip del tribunale di Palermo Filippo Serio. L’inchiesta è coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
In carcere finiscono Salvatore Imbornone, 64 anni, di Lucca Sicula, considerato il capo dell’intero mandamento; Giovanni Derelitto, 74 anni, di Burgio, ritenuto il capo della locale famiglia; Francesco Caramazza, 51 anni, di Favara; Antonino Perricone, 53 anni, di Villafranca Sicula; Alberto Provenzano, 59 anni, di Burgio; Giuseppe Maurello, 54 anni, di Lucca Sicula. Obbligo di dimora per Gabriele Mirabella, 38 anni, di Lucca Sicula, accusato di favoreggiamento.
Gli indagati complessivamente sono 17 ma solo per sette è stato emesso provvedimento cautelare. Risultano indagati, ma non raggiunti da misura cautelare: Giacomo Bacino, 60 anni di Burgio; Giovanni Chianetta, 50 anni di Favara; Nicolò Costanza, 62 anni di Favara; Giovanni Luca Ferro, 47 anni di Santo Stefano di Quisquina; Rosario Antonio Fresta, 68 anni di Santa Venerina (CT); Carmelo Marotta, 54 anni di Ribera; Michelangelo Minnella 51 anni di Palermo; Leonardo Perricone, 48 anni di Burgio; Giuseppe Privitera, 52 anni di Catania; Nicolò Riggio, 58 anni di Burgio.
L’indagine, sviluppatasi tra l’aprile 2021 e luglio 2023, nasce in seguito all’omicidio di Vincenzo Corvo, 52enne ucciso a fucilate nell’aprile 2020 a Lucca Sicula. L’attività investigativa, pur non individuando al momento gli autori del delitto, ha permesso di evidenziare la piena operatività dell’associazione, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali. In particolare, nel corso delle riunioni, Salvatore Imbornone di Lucca Sicula, ritenuto essere il reggente del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera, impartiva agli altri indagati direttive per realizzare: l’acquisizione della gestione o comunque del controllo delle attività economiche imprenditoriali e degli appalti pubblici; il rafforzamento del prestigio e delle capacità criminali della cosca attraverso il consolidamento dei rapporti con esponenti di altre provincie mafiose, in particolare con esponenti di rilievo di “cosa nostra” di Palermo competenti, per ragioni di territorio, a intervenire per la risoluzione di una controversia che interessava Giovanni Derelitto, di Burgio, ritenuto essere a capo della locale famiglia mafiosa; l’infiltrazione nelle istituzioni attraverso contatti con compiacenti esponenti delle amministrazioni locali. Dalle carte dell’inchiesta viene fuori anche il condizionamento dell’ultima tornata elettorale amministrativa di Villafranca Sicula.
Per quanto attiene al controllo sulle dinamiche imprenditoriali relative agli appalti pubblici, è stata documentata l’ingerenza della consorteria mafiosa in merito principalmente al completamento della rete fognaria di Ribera affidata ad una ditta di Favara con il coinvolgimento di Francesco Caramazza di anni 51, di Favara, ritenuto essere un esponente della locale famiglia mafiosa. Sono state, inoltre, documentate ingerenze anche in merito ai lavori di manutenzione della SP 32, ai lavori urgenti sulla strada di collegamento Bivio Imperatore – Ponte Pedano e ai lavori lungo il tratto stradale della SP 47, localizzati nei territori di Villafranca Sicula, Ribera, Lucca Sicula e Burgio.