Ci sono anche i catanesi Giovanni Crisafulli, 45 anni e Mssimiliano Lizzio, 44 anni nell’indagine dei carabinieri sulla rete di presunti favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro, che ha portato oggi all’arresto di 35 persone.
Indagine che ruota attorno a Francesco Luppino, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione Eden e poi scarcerato, indicato dagli investigatori come uno dei “fedelissimi” del superboss.
Secondo gli investigatori dopo essere tornato in libertà avrebbe ricominciato a tessere le fila nel mandamento di Campobello Di Mazara.
Nel corso delle indagini del Ros sono stati ricostruiti anche rapporti che vanno al di la della provincia di Trapani, con cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i mafiosi trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”.
La mafia trapanese, sottolineano gli inquirenti, controlla il tessuto economico – sociale della provincia; condiziona la libertà degli incanti; gestisce, in forma pressochè monopolistica il settore della sicurezza dei locali notturni e del recupero crediti; altera le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria; compie estorsioni nei confronti di aziende del settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive) ed ha la disponibilità di armi da fuoco. Nel corso dell’operazione, infine, sono state effettuate numerose perquisizioni finalizzate alla ricerca del latitante e sono state intensificate le attività di controllo del territorio nelle zone di maggiore interesse operativo.
Questa la ricostruzione degli inquirenti riguardante i rapporti tra Franco Luppino e la mafia catanese: “La presente indagine ha consentito di ricostruire i rapporti fra Cosa nostra trapanese ed esponenti del clan “Cappello-Bonaccorsi”, ovverosia Giovanni Crisafulli, Massimiliano Lizzio, Luciano Guzzardi e suo figlio Santo. Il Lizzio, in particolare, è stato condannato con sentenza definitiva per mafia ed altro, reati tutti commessi a Catania; lo stesso Lizzio inoltre, nell’aprile 2021 è stato nuovamente sottoposto a custodia cautelare per associazione mafiosa in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania.
Anche Luciano Guzzardi è stato condannato con sentenza irrevocabile per il
delitto di partecipazione ad associazione mafiosa e più delitti in materia di armi
e, unitamente a suo figlio Santo, il 20 aprile 2021è stato sottoposto a
custodia cautelare per tentato omicidio commesso nell’ambito del sanguinoso scontro fra diversi sodalizi catanesi per la gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Ciò premesso, a partire dall’ottobre 2019 sono stati registrati contatti tra Francesco Giuseppe Raia e il clan guidato dal Lizzio per la riscossione di una somma di denaro da un imprenditore marsalese per conto di altro imprenditore siracusano.
Gli investigatori hanno ricostruito tutte le fasi e i numerosi incontri tra mafiosi catanesi e trapanesi tesi a pianificare vicende estorsive e inerenti il traffico di droga.