Il “paracco” di Palma di Montechiaro: 10 condanne e 8 assoluzioni

Redazione

| Pubblicato il sabato 23 Luglio 2022

Il “paracco” di Palma di Montechiaro: 10 condanne e 8 assoluzioni

di Redazione
Pubblicato il Lug 23, 2022

Dieci condanne per oltre un secolo di carcere e otto assoluzioni.

Si conclude così il primo grado di giudizio del processo (stralcio abbreviato) scaturito dalla maxi inchiesta “Oro Bianco” – eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento e coordinata dalla Dda di Palermo – che ha fatto luce sugli interessi del paracco di Palma di Montechiaro, una cosca mafiosa indipendente da Cosa Nostra e Stidda, che avrebbe gestito un fiorente traffico di stupefacenti, infiltrato al consiglio comunale un proprio capodecina e tentato di mettere le mani sull’appalto del contratto di quartiere dal valore di due milioni di euro. 

Il Gup del tribunale di Palermo, Stefania Brambille, ha condannato a 16 anni Rosario Pace, considerato il capo indiscusso della cosca. Queste le altre condanne inflitte: Emanuele Pace (10 anni); Sarino Lauricella (12 anni); Francesco Bonsignore (5 anni e 8 mesi); Domenico Manganello (18 anni e 8 mesi); Gioacchino Rosario Barragato (12 anni); Giuseppe Blando (11 anni e 8 mesi); Giuseppe Morgana (10 anni e 8 mesi); Gioacchino Pace (16 anni e 8 mesi ma escluso il reato di mafia); Salvatore Montalto (12 anni), consigliere comunale in carica al momento del blitz. 

Il Gup ha altresì disposto otto assoluzioni: Calogero Lumia, Salvatore Troia, Salvatore Carusotto, Rocco Novella, Carmelo Pace, Giuseppe Pace, Gioacchino Angelo Mangiavillano e Federico Gallea. 

Nel collegio difensivo gli avvocati Santo Lucia, Francesco Scopelliti, Antonino Gaziano,Vito Cangemi, Salvatore Pennica, Giuseppe Vinciguerra e Maria Alba Nicotra.

L’inchiesta, coordinata dai magistrati della Dda di Palermo Claudio Camilleri, Pierangelo Padova e Gianluca De Leo,  muove i primi passi nel palermitano ma ben presto si sviluppano i collegamenti con la provincia di Agrigento.Collegamenti che sono stati tracciati anche dal collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta. Dalla figura di Salvatore Troia, uomo d’onore di Villabate, si è giunti a Favara dove era in contatto con Giuseppe Blando, arrestato (e assolto in primo grado) nell’operazione Montagna. Blando è il fratello del più noto Domenico, favoreggiatore della latitanza di Giovanni Brusca a Cannatello.

L’accusa per gli indagati è di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivano per commettere gravi delitti, acquisire la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e procurare voti eleggendo propri rappresentanti in occasione delle consultazioni elettorali.

Tra i tentativi di estorsione svelati dall’indagine ci sarebbe quello ai danni del gruppo di imprese che si è aggiudicato un appalto da due milioni e tre cento mila euro nell’ambito del “Contratto di quartiere”.

di Redazione
Pubblicato il Lug 23, 2022


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