La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha avanzato 20 richieste di condanna nell’ambito del processo (col rito abbreviato) scaturito dalla maxi inchiesta Xidy – eseguita dai carabinieri del Ros – che avrebbe fatto luce su intrecci tra cosa nostra e stidda nell’agrigentino.
L’inchiesta avrebbe pure svelato i componenti della nuova Stidda che si sarebbe contrapposta alla famiglia di Cosa Nostra. Ipotizzate anche una serie di estorsioni, in particolare nel settore delle mediazioni agricole.
Tra le richieste avanzate dal pm Claudio Camilleri, anche quella a 18 anni nei confronti dell’ormai ex avvocato Angela Porcello che ha già manifestato in più occasioni la volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria.
Queste le richieste di condanna: Giancarlo Buggea (20 anni); Angela Porcello (18 anni); Giuseppe Grassadonio (1 anno); Giuseppe Sicilia (18 anni e 8 mesi); Calogero Paceco (10 anni e 8 mesi); Simone Castello (12 anni); Antonino Oliveri (10 anni e 8 mesi); Diego Cigna (10 anni e 8 mesi); Gregorio Lombardo (12 anni); Luigi Boncori (20 anni); Giuseppe D’Andrea (4 anni); Luigi Carmina (10 anni e 8 mesi); Gianfranco Gaetani (10 anni e 8 mesi); Gaetano Lombardo (10 anni e 8 mesi); Giuseppe Pirrera (2 anni e 8 mesi); Giovanni Nobile (2 anni e 8 mesi); Annalisa Lentini (2 anni e 4 mesi); Vincenzo Di Caro (2 anni); Giuseppe Giuliana (16 anni e 8 mesi); Calogero Di Caro (20 anni)
L’unico “assente”, la cui posizione è stata stralciata, è il superlatitante Matteo Messina Denaro.
Per la pubblica accusa l’avvocato Porcello “Ha strumentalizzato la toga dell’avvocato per coltivare gli affari della famiglia mafiosa in cui aveva un ruolo di primo piano il compagno già condannato per mafia”. Parole durissime quelle pronunciate dai pubblici ministeri della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, che hanno chiesto la condanna a 18 anni di carcere per l’avvocata, finita in cella il 2 febbraio dell’anno scorso con l’accusa di associazione mafiosa. L’inchiesta “Xydi” ha colpito la rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, imputato nel procedimento e stralciato in quanto latitante.
“Nel suo studio – hanno aggiunto i pm nella requisitoria – ha tenuto summit e messo insieme i capi mafia di diverse province e realtà territoriali per discutere di strategie e dinamiche. Una vera e propria consigliori e cassiera del clan”.
La professionista cinquantunenne, che poi è stata cancellata dall’Ordine, avrebbe strumentalizzato la sua attività innanzitutto per incontrare il boss Giuseppe Falsone al 41 bis e veicolare i suoi messaggi dal carcere ma non solo: Angela Porcello avrebbe fatto da “cassiera” del mandamento promuovendo e organizzando una serie di incontri con associati anche di altre province.
L’ormai ex avvocato Porcello, nelle scorse settimane ha rinnovato la volontà di collaborare con la giustizia dopo una serie di dichiarazioni in tal senso bocciate dai pm per la scarsa consistenza. Dopo la nuova dissociazione in aula, con la lettura di una lunga e accorata lettera, il suo nuovo difensore, l’avvocato Giuseppe Scozzari, ha rinnovato l’appello a tenere conto della scelta di rottura ma dai pm non sono arrivati segnali in tal senso.
Negli scorsi giorni, invece, è’ iniziato il processo col rito ordinario davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento. Questi gli imputati: Giuseppe Falsone, boss ergastolano di Campobello di Licata e capo provinciale di Cosa Nostra; Antonino Chiazza, 51 anni, di Canicattì; Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì; Santo Gioacchino Rinallo, 61 anni di Canicattì; Antonio Gallea, 64 anni di Canicattì; Filippo Pitruzzella, 60 anni, ispettore della polizia in pensione; Stefano Saccomando, 44 anni di Palma di Montechiaro; Calogero Lo Giudice, 47 anni di Canicattì; Calogero Valenti, 57 anni, residente a Canicattì.