Tre donne e due uomini – tra cui condannati per mafia – sono stati denunciati per truffa sul reddito di cittadinanza avendo utilizzato dichiarazioni false e omesso informazioni dovute. Sono stati i carabinieri della compagnia di Paterno’, assieme ai colleghi del Nil (Nucleo ispettorato del lavoro),a individuare i trasgressori: tra i beneficiari personaggi appartenenti a cosche mafiose attive nel capoluogo etneo e in provincia che, pur essendo gravati da sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di tipo mafioso, hanno personalmente richiesto e ottenuto il beneficio. Il primo e’ un detenuto, capo e organizzatore del clan Alleruzzo-Assinnata-Amantea, gruppo territoriale della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania, arrestato nell’ambito della recente operazione “Sotto scacco” dei carabinieri di Paterno’. Il secondo caso riguarda la moglie detenuta di Salvatore Rapisarda, detto “Turi ‘u porcu”, reggente dell’omonimo clan, attivo nel comune di Paterno’, legato ai Laudani.
In elenco anche un appartenente al gruppo di Picanello dei Santapaola-Ercolano di Catania. Ci sono poi due donne che hanno richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza, per conto dei propri coniugi, pur essendo anche quest’ultimi condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso (appartenenti al gruppo di Picanello dei Santapaola-Ercolano e al clan Morabito-Rapisarda, attivo nel comune di Paterno’ e legato ai Laudani). L’importo complessivo riscosso tra marzo 2020 e lo scorso settembre, e’ di oltre 48 mila euro. L’Inps ha revocato immediatamente il beneficio e avviato le procedure di restituzione di quanto percepito. Le operazioni condotte in ambito provinciale dai reparti dell’Arma hanno consentito nel 2021 di acquisire indizi sul conto di 149 persone che, a vario titolo, con false attestazioni, hanno beneficiato di somme per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro. Ad aprile e’ stato eseguito un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza di 76 persone, tra cui mafiosi.