La medaglia d’argento per i 35 anni di iscrizione all’Albo dei giornalisti e’ stata consegnata alla famiglia di Maria Grazia Cutuli, la giornalista catanese, inviata del Corriere della Sera, uccisa in un agguato in Afghanistan nel novembre di vent’anni fa.
Alla cerimonia, che si e’ svolta a Catania nella sede dell’Associazione anti estorsioni (Asaec), erano presenti Nicola Grassi, presidente dell’Asaec, con alcuni componenti dell’associazione, Felice Cavallaro, inviato del Corriere della Sera, Mario e Sabina Cutuli, fratello e sorella di Maria Grazia, Giulio Francese e Concetto Mannisi, presidente e segretario dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Ha aperto i lavori Felice Cavallaro, che vent’anni fa si reco’ in Afghanistan assieme al direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli per riportare a Catania il corpo di Maria Grazia Cutuli. Cavallaro, dopo avere ringraziato l’Asaec per l’ospitalita’, ha ricordato il momento difficile che sta vivendo l’Afghanistan dove le lancette dell’orologio della storia in questi giorni sono tornate indietro di vent’anni, con il ritorno dei talebani e le forti preoccupazioni per i diritti dei civili che hanno collaborato con le forze dei Paesi occidentali e soprattutto delle donne.
Nel suo intervento l’inviato del Corriere ha sottolineato la forte preoccupazione per la scuola intitolata a Maria Grazia Cutuli, vicino Herat e per il suo direttore, che rischia la vita e che nei giorni scorsi ha lanciato un appello per essere salvato. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, ha sottolineato che la medaglia d’argento per i 35 anni di iscrizione all’Albo dei giornalisti attesta il lungo legame con la professione e il proprio Ordine, un legame che, nel caso di Maria Grazia Cutuli, e’ ancora forte nonostante lei non ci sia piu’ da vent’anni. “Per noi – ha detto Francese – Maria Grazia e’ viva, resta un esempio di grande giornalista per i tanti giovani che credono ancora nel giornalismo nonostante le grande difficolta’ che sta attraversando da diversi anni il mondo dell’informazione, a cominciare da un precariato sempre piu’ vasto e mortificante”. Francese ha ricordato che Maria Grazia e’ stata anche lei una precaria ma che con la sua forza e la determinazione che l’hanno contraddistinta e’ riuscita, partendo da Catania, a realizzare il suo sogno, di diventare una giornalista in prima linea, assunta dal Corriere. “Una giornalista sempre pronta a partire per raccontare le storie estreme ai margini del mondo, laddove la terra brucia, come in Afghanistan. Che ha rinunciato a rientrare a casa, con l’aereo gia’ prenotato, per completare un lavoro di ricerca e confezionare uno scoop, pubblicato proprio la mattina della sua uccisione: il ritrovamento di fiale di gas nervino in una base di Al Qaeda abbandonata in fretta e furia dai terroristi. Giornalista fino all’ultimo, e che giornalista”. Con la medaglia, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, ha consegnato a Mario Cutuli anche una pergamena. Questo il testo: “Maria Grazia Cutuli. Indipendente e coraggiosa, pronta a raccontare i Sud del mondo, sempre a difesa di profughi e perseguitati, partita dalla sua Sicilia ha raccontato le guerre cercando la pace, invocando il rispetto dei diritti umani e del ruolo delle donne contro ogni violenza. Esempio sempre vivo, il Consiglio dei giornalisti della Sicilia la ricorda in occasione dei suoi 35 anni di iscrizione all’Albo”. Durante la cerimonia di consegna e’ intervenuto anche il segretario dell’Ordine, Concetto Mannisi, che da catanese come lo era Maria Grazia, ha voluto esprimere l’orgoglio per la collega che aveva saputo professionalmente spiccare il volo, fino all’assunzione in un giornale importante come il Corriere della Sera. “All’Ordine negli anni scorsi – ha detto – abbiamo dedicato uno spazio con le foto degli otto giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia. Maria Grazia non e’ stata uccisa dalla mafia, e’ morta su un fronte di guerra, ma abbiamo voluto che ci fosse anche la sua foto e la sua storia accanto alle altre otto. Sono i nostri eroi, sono sempre con noi”.