Mezzo milione di dollari. A tanto ammonterebbe il riscatto chiesto dai rapitori di Vanni Calì, l’ingegnere italiano sequestrato ieri ad Haiti nel cantiere dove stava lavorando.
Una richiesta che, secondo fonti che seguono da vicino la vicenda, è molto più alta della media dei riscatti in un Paese tra i più poveri al mondo dove negli ultimi anni la piaga dei sequestri a scopo estorsivo è aumentata in maniera spaventosa. Solo l’anno scorso ce ne sono stati ben 243.
Settantaquattro anni, di Catania, Calì si trovava nel Paese caraibico per conto della ditta di costruzioni Bonifica Spa, con sede a Roma, e si stava occupando della costruzione di una strada. Con lui forse è stata prelevata un’altra persona, un tecnico, di cui al momento non si conosce la nazionalità. Secondo fonti locali, gli autori del sequestro dell’ingegnere sarebbero da ricondurre ad una nota gang locale chiamata ‘400 Mawozo’, già nel mirino delle forze dell’ordine e artefice del sequestro l’11 aprile scorso di sette religiosi cattolici a Port-au-Prince.
A quanto si apprende sarebbe in corso una trattativa che potrebbe durare alcune settimane. C’è comunque fiducia che la mediazione vada a buone fine come si sono risolti tutti positivamente i sequestri di altri europei nella zona.
Intanto però a Catania si vivono ore d’ansia. La famiglia di Calì, in contatto con la Farnesina e con la sua Unità di crisi, è chiusa in un comprensibile silenzio.
“Spero in una soluzione rapida e serena per tutti, soprattutto per lui, per la sua famiglia e per i suoi amici”, ha detto il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che con l’ingegnere ha lavorato per diversi anni dal 1995 quando era Presidente della giunta della Provincia di Catania. “E’ stato in quegli anni – ricorda Musumeci – un grande assessore e un ottimo dirigente. Ha studiato a Catania e si è perfezionato al Politecnico di Torino, un professionista di altissimo livello, che si è formato lavorando nelle più grandi imprese di livello internazionale. Sono vicino alla sua famiglia e spero con tutto il cuore che si arrivi a una soluzione serena per tutti e in tempi rapidi”.
Alla Provincia Calì è stato assessore ai Lavori pubblici, poi dirigente (Pianificazione territoriale, Protezione civile e trasporti) per un decennio, fino al 2011. Prima di tornare in campo da “professionista imprenditore”, come ama definirsi, con una società di costruzioni specializzata in lavori all’estero. E’ stato anche sub-commissario per l’emergenza cenere lavica durante la violenta eruzione dell’Etna del 2002.
“Conosco da parecchi anni Vanni Calì, il suo signorile tratto umano e la grande competenza professionale. Quello di cui è vittima è un episodio che lascia sgomenti per cui auspichiamo una rapida soluzione, affinchè il professionista, molto noto a Catania, possa presto riabbracciare i suoi familiari comprensibilmente angosciati e rasserenare i tanti suoi amici, preoccupati da questa incresciosa vicenda”, ha commentato il sindaco di Catania, Salvo Pogliese.