(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Una storia politica “trasformata in un Romanzo criminale” fatto “di parole e non di fatti” con accuse “fumose, generiche e astratte”.
La difesa dell’ex Governatore siciliano Raffaele Lombardo va all’attacco e nel primo giorno dedicato alle arringhe difensive ribadisce con forza che “i collaboratori di giustizia dicono falsità” e che “se fosse stata fondata la costruzione della Procura generale” avremmo “dovuto trovare una montagna di fatti reali e di favoritismo autentico degli interessi mafiosi” ma “così non è stato”. Lombardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio ascolta in silenzio, seduto vicino ai suoi legali, ma non troppo per rispettare le norme anti Covid, gli avvocati Vincenzo Maiello e Maria Licata.
Un’arringa lunga, lunghissima che proseguirà anche nella prossima udienza, in cui i legali di Lombardo spiegano perché, a loro avviso, le accuse a carico dell’ex Governatore sarebbero “fumose” e “astratte“.
L’avvocato Maiello, con la sua cadenza napoletana, tira persino in ballo il Romanzo criminale. “Ci troviamo innanzi a una accusa che ha voluto raccontare una storia politica declinandola sul registro del Romanzo criminale, facendo di Raffaele Lombardo una sorta di struttura di servizio di Cosa nostra etnea, un terminale destinato a garantire protezione ad affari inconfessabili, a prospettive di espansione del controllo del territorio della sopraffazione e della intimidazione della violenza e noi stiamo qui a chiederci ancora se è intercorso un patto tra l’imputato a Cosa nostra”, sono le sue parole.
“Avremmo una storia da Romanzo criminale popolato di parole ma non di fatti – sottolinea ancora il legale – Il Romanzo criminale è una storia popolata da reati e frequentata da accadimenti, da vicende che hanno visto realmente incrementato il potere reale dell’associazione per effetto del patto tra Cosa nostra e il politico e, invece, qui abbiamo una storia di governo delle amministrazioni che ha colpito negativamente gli affari di Cosa nostra”.
“Come si fa non ritenere rilevante, in mancanza della prova dei patti – dice il legale – come si fa a non considerare ciò Lombardo che ha fatto contro la mafia sull’eolico, sui termovalorizzati, o sulla vicenda”. E ricorda la vicenda Safab.
Per poi aggiungere: “Noi vorremmo essere giudicati per quello che abbiamo fatto non per quello che qualcuno ha detto che avremmo fatto”, aggiunge.
Al termine della requisitoria, la Procura generale di Catania, lo scorso 2 febbraio, aveva chiesto la condanna a sette anni e 4 mesi di carcere per l’ex Governatore. Oggi è presente solo una delle due rappresentanti dell’accusa, Agata Santonocito, mentre è assente Sabrina Gambino, che è la Procuratrice di Siracusa ed è applicata al processo di Catania.
“Il capo di imputazione – dice il professor Maiello durante l’arringa difensiva – ci restituisce un racconto che non corrisponde al significato, ai termini di rilevanza delle fattispecie definite”. Maiello, riferendosi alle accuse della Procura generale sul concorso esterno in associazione mafiosa parla di “lunga sequela di riferimenti astratti, generici e fumosi” e di una “Biblioteca di Babele“, un universo onirico che prende la forma di una gigantesca e forse infinita biblioteca.
“Sono stato molto colpito dalle dichiarazioni dell’imputato, nel corso delle dichiarazioni spontanee, consapevole di essere, suo malgrado, al centro di una vicenda che è divenuto anche un caso mediatico – dice il legale – L’imputato vi chiede di essere giudicato ‘come semplice imputato’ all’interno di un processo. E come si fa a corrispondere a questa sua invocazione? Semplicemente mettendo al centro il diritto e invocando, noi a voi, di essere davvero terzi, di esprimere un giudizio che sia autenticamente imparziale”.
E aggiunge: “I miei strali censori critici si rivolgono agli argomenti, alle impostazioni concettuali, ai quadri di ragionamento”.
Il nuovo processo di appello scaturisce dalla decisione della Corte della Cassazione di annullare, nel 2018, con rinvio, la sentenza del procedimento di secondo grado, emessa l’anno prima, che era terminata con l’assoluzione di Lombardo dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e la condanna a due anni – pena sospesa – per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza.
Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione.
Lombardo alla fine della requisitoria dopo avere sentito la richiesta dell’accusa, aveva detto: “Assurda, assurda, semplicemente assurda questa richiesta di pena a sette anni e quattro mesi”. Nella scorsa udienza, rendendo dichiarazioni spontanee, davanti alla seconda sezione penale della Corte d’appello di Catania, presieduta da Rosa Anna Castagnola, l’ex Presidente della Regione siciliana, aveva ribadito con forza le azioni politiche intraprese che hanno “fortemente contrastato Cosa nostra”. Aveva citato intercettazioni e le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia. Lombardo aveva parlato poi di Safab, del villaggio di Sigonella, di termovalorizzatori, dello stop ai parchi eolici “così graditi al boss Messina Denaro“, dell’opposizione alla realizzazione nell’ennese del Parco tematico. L’ex politico aveva concluso chiedendo alla Corte d’Appello “di essere giudicato come uomo e non come un caso politico, mediatico e giudiziario”.
Parole a cui oggi l’avvocato Maiello ha fatto riferimento. “La chiave di lettura che la difesa sceglie per un inquadramento di carattere generale – dice il legale di Lombardo nell’arringa difensiva – è quella scontata e banale ma l’unica: come amante della giurisdizione io ritengo che debba essere messa in campo, semplicemente l’applicazione del diritto”.
“Consapevoli che fuori dal diritto, senza il diritto e oltre il diritto non vi è spazio per l’esercizio del potere giurisdizionale – aggiunge Maiello – il diritto la deve fare da padrona anche in questa vicenda”. E poi ricorda l’assoluzione in appello di Lombardo, prima dell’annullamento della Corte di Cassazione: “La Corte d’appello ha assolto Lombardo dal patto politico mafioso, cosi ridefinendo la Biblioteca di Babele di borgesiana memoria“.
La parte esposta dall’avvocata Maria Licata è dedicata soprattutto alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno accusato l’ex Presidente della Regione siciliana. “Il primo collaborante ad accusare Lombardo è Maurizio Avola – dice la legale – Che racconta di una conoscenza tra Raffaele Lombardo e Benedetto Santapaola, datata 1991-1992. E’ il primo collaboratore che viene sentito dall’autorità giudiziaria e che viene ritenuto inattendibile”.
Avola, che poi è stato denunciato per calunnia dallo stesso Lombardo, è l’autore delle prime dichiarazioni da cui era scaturita l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell’ex esponente politico. Il pentito riferisce di un presunto incontro tra Lombardo e Nitto Santapaola “ma è ritenuto inattendibile dagli stessi inquirenti“, ribadisce l’avvocata Licata. Secondo i collaboratori “Lombardo non avrebbe mantenuto i patti presi“. I pentiti parlano di un “appoggio elettorale, addirittura – dice l’avvocata Licata – e che poi non lo avrebbero più sostenuto”. “Anche qui siamo in presenza di una dichiarazione falsa – dice – perché Lombardo si è presentato a molto elezioni, tranne nel 1997 e nel 1998. Invece, il collaboratore Alfredo Palio sostiene che Lombardo si sarebbe presentato proprio in quegli anni alle elezioni e che il collaboratore Palio lo avrebbe votato. E’ falso”. L’arringa difensiva proseguirà il prossimo 13 aprile.
La sentenza dovrebbe essere emessa a maggio.